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Cod Art 0357 | Rev 00 | Data 13 Dic 2010 | Autore Marco Angelozzi

 

SHARM ATTACK

In questi giorni le tranquille ed affollate acque della località turistica Sharm el Sheik, nel Mar Rosso egiziano, sono turbate da una serie di attacchi di squalo nei confronti di bagnanti e snorkelisti, che fino ad ora hanno causato gravi ferite e purtroppo un tragico decesso.
Le domande che probabilmente sorgono spontanee in ognuno di noi, pensando a questi eventi, sono quelle che riguardano il perché lo squalo possa aver commesso gli attacchi, se è stata una conseguenza di una situazione particolare e quale specie possa essersi resa responsabile di queste atrocità.
Ormai la maggior parte di noi è a conoscenza che lo squalo non è quel terrore dei mari, sempre assetato di sangue, descritto da film come “Jaws” (“Lo squalo”), ma questo pesce rimane pur sempre un grande predatore, quasi al vertice della catena alimentare, il cui istinto è quello di cacciare, di trovare delle potenziali prede per la sua alimentazione.
Se ad esempio ci si dovesse clamorosamente imbattere in un grande felino come la tigre o il leone, anche loro grandi predatori e cacciatori, potenzialmente molto pericolosi per l’uomo, l’incontro non terminerebbe per forza con un attacco, è una possibilità ma non una certezza.Squalo mako (Isurus oxyrinchus)

È esattamente quello che succede negli oceani con gli squali, questi animali non sono nè buoni nè cattivi, seguono soltanto il loro istinto predatorio e, nonostante l’uomo non rientri tra le sue prede naturali, attacchi anche mortali possono accadere.
Quasi sempre lo squalo, dopo uno o due morsi di “assaggio”, si allontana definitivamente dall’uomo, senza divorarlo, poiché trova una scarsa quantità di grasso ed una abbondante quantità di tessuto muscolare, non sufficientemente energetico per questo predatore.

Anche durante l’attacco mortale di Sharm el Sheik la povera vittima è stata morsa due volte, ma non divorata e il decesso è avvenuto per dissanguamento. Non bisogna quindi accusare di crudeltà gli squali o essere favorevoli a stragi di questi animali, in quanto ciò non avrebbe senso, non risolverebbe i problemi di eventuali attacchi ed inoltre altererebbe in modo grave il già delicato e precario equilibrio tra tutte le specie presenti nei nostri mari.
Dobbiamo inoltre ricordare che ogni anno gli attacchi non provocati di squalo all’uomo, in tutti i mari del mondo, sono circa una sessantina (nota: sharkattack), di cui 6-8 mortali, mentre l’uomo ne cattura e uccide ogni anno circa 100 milioni.

Quando si parla di attacchi non provocati si considera che lo squalo non subisca nessuna “provocazione”, che non venga cioè infastidito o spaventato, oppure attirato con pasture, pesci morti o agonizzanti o presenza di sangue in acqua.
In queste situazioni infatti si potrebbe scatenare l’istinto predatorio, già ben presente in essi ed arrivare ad una frenesia alimentare incontrollata e molto pericolosa.
Sempre tornando agli attacchi di Sharm el Sheik, come cause scatenati e “provocatorie”, si parla anche di impoverimento della fauna locale e soprattutto di presenza in acqua di centinaia di carcasse di animali morti gettate dall’uomo. Situazioni del genere possono in effetti aver causato il pericoloso avvicinamento degli squali alle coste ed ai reef continentali del luogo.

Un’altra domanda che può sorgere in noi è quella relativa alla specie di squalo autore degli attacchi: è bene sapere prima di tutto che il 50% degli squali non supera il metro di lunghezza, l'82% non supera i 2 metri, e soltanto il 4% raggiunge dimensioni superiori ai 4 metri, tali da rappresentare un serio pericolo. I cinque squali più pericolosi per l’uomo sono:

1) SQUALO BIANCO (Carcharodon carcharias)
2) SQUALO TIGRE (Geleocerdo cuvier)
3) SQUALO LEUCA o ZAMBESI (Carcharhinus leucas)
4) SQUALO MAKO (Isurus oxyrinchus)
5) SQUALO LONGIMANO (Carcharhinus longimanus

Il probabile autore degli attacchi a Sharm el Sheik è lo SQUALO LONGIMANO (Carcharhinus longimanus, foto in basso), un animale molto potente, poderoso, capace di scatti velocissimi ed inconfondibile per le sue caratteristiche fisiche. In passato lo squalo longimano si è reso sicuramente responsabile di un certo numero di attacchi all’uomo, ma quasi sempre in acque profonde, al largo, lontano dalle coste e dai reef continentali. In questo caso però l’animale si sarebbe avvicinato proprio alla costa per attaccare mortalmente.

Squalo longimano (Carcharhinus longimanus)

Squalo longimano (Carcharhinus longimanus). 450 x 320 - 29.1 KB

Marco Angelozzi

L'articolo originale si trova su prionace.it. Per gentile concessione di Marco Angelozzi.

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